Alla scoperta del legame tra turismo e rigenerazione urbana

extra2023 turismo
 

Un incontro tra Daniela Falconi, sindaco di Fonni, e Barbara Argiolas, consulente del settore, per discutere di un tema cruciale per i piccoli comuni della Sardegna: il ruolo dell'ospitalità extra-alberghiera nello sviluppo del territorio. Partendo dall'esperienza di Fonni, comune montano con una consolidata vocazione turistica, si affrontano questioni complesse, che richiedono la collaborazione tra pubblico e privato: come coinvolgere la comunità, attrarre nuovi visitatori, creare opportunità per i giovani. Il turismo come risultato di politiche integrate, che guardano al futuro. Un dialogo stimolante tra punti di vista diversi per delineare una strategia di crescita sostenibile.

 

Il ruolo dell'amministratore comunale nell'extra alberghiero

Oggi siamo qui per la seconda giornata dell'evento Extra 2023. Mi accompagneranno nel dibattito Barbara Argiolas, consulente del settore di cui ci occuperemo, e Daniela Falconi, sindaco di Fonni.

Daniela Falconi, oltre a essere la sindaca di un paese importante come Fonni, sia per la sua posizione geografica sia per la realtà imprenditoriale che lì insiste, è anche presidente regionale di Uncem, l'associazione nazionale delle comunità montane. Daniela proviene da una comunità che si trova nel cuore della Barbagia, una zona che comprende comuni come Mamoiada, Oliena e Orgosolo, i cui nomi evocano un forte senso di identità territoriale.

Quando si parla di sviluppo locale nelle piccole comunità, la definizione dei ruoli e delle responsabilità è fondamentale: chi fa che cosa? Qual è la responsabilità del soggetto pubblico? Come può accompagnare il privato a fare bene il suo ruolo, sia rimanendo una comunità che trasformandosi in impresa? Questo vale ancor più nell'extra alberghiero, dove stiamo parlando di case private che devono decidere di partecipare a un progetto comunale o sovracomunale.

Daniela, nel tuo ruolo di amministratore comunale e rappresentante di Uncem, hai la possibilità di confrontarti con altre realtà. Questo può essere un problema o un'opportunità che riguarda molti territori del nostro paese. Qual è il ruolo dell'amministratore comunale nello sviluppo di questi piccoli territori?

Prima di tutto, grazie a te, Barbara, e a tutti coloro che hanno organizzato questi tre giorni di incontri e di esposizioni, veramente importanti perché toccano alcune peculiarità fondamentali dei nostri territori. Ringrazio anche Maurizio Battelli per l'invito e per aver organizzato così bene.

Quando sono diventata sindaca circa 7 anni fa, insieme ai colleghi con i quali ho incrociato le mie strade, abbiamo deciso di non guardarci più in cagnesco, come succedeva forse 20-30 anni fa, ma di costruire dei percorsi comuni. Nella nostra comunità montana ci sono comuni come Fonni, Oliena, Orgosolo e Mamoiada, che sono già di per sé un richiamo turistico, ma ci sono anche comuni come Ottana, Orotelli e Orani. Come riuscire a mettere insieme questi comuni? Quando la Regione ha chiesto di progettare dal punto di vista ambientale e turistico, abbiamo risposto: impossibile non provare.

 

La sfida di portare il turismo in comuni come Ottana

La sfida di portare il turismo in un comune come Ottana, storicamente legato all'industria e mai realmente orientato verso il settore turistico, è stata un vero stimolo per noi. Essere un gruppo di amministratori giovani, liberi da legami politici e animati dalla volontà di costruire qualcosa di concreto, ci ha spinto a concentrarci su come mantenere unite le nostre comunità, valorizzando il territorio e gestendo i servizi essenziali. In questi cinque anni, Ottana ha realizzato il museo della storia dell'industrializzazione in Sardegna, un progetto che ci ha entusiasmato e che si è inserito perfettamente nel percorso di sviluppo che stavamo costruendo.

Abbiamo lavorato per creare un legame tra le nostre montagne, lontano dalla competizione sterile del passato, e costruire un percorso ideale di sviluppo. Il nostro obiettivo è mostrare ai visitatori che, a pochi chilometri di distanza, possono scoprire nuove realtà e vivere esperienze uniche. L'ostacolo che ora dobbiamo affrontare è come restituire queste esperienze alle nostre comunità. Non ci siamo candidati per interessi personali o per ottenere finanziamenti per realizzare infrastrutture, ma per dare un valore aggiunto alle nostre comunità. Vogliamo convincere i nostri cittadini, imprenditori e residenti che restare qui, nei nostri paesi, può rappresentare un'opportunità di crescita.

Nei piccoli territori, l'extra alberghiero può rappresentare una soluzione. Quando solleviamo lo sguardo e ragioniamo in termini di comunità, è più facile per i proprietari di case pensare di metterle a disposizione di un progetto condiviso. Un esempio è il comune di Orani, dove abbiamo sviluppato un progetto molto interessante. Nonostante il suo centro storico sia chiuso, con 300 case vuote e in bisogno di ristrutturazione, l'idea era di coinvolgere la comunità in un progetto di sviluppo.

Non stiamo parlando di soluzioni semplici come vendere case a €1 o creare fondi di investimento, ma di un coinvolgimento attivo delle comunità, soprattutto in territori dove la domanda è scarsa. Pensiamo ad esempio a Fonni, che ha circa 400 posti letto, un numero non elevato rispetto ad alcuni periodi dell'anno. La sfida è pensare a come questi posti letto possano contribuire ad aumentare il tasso di riempimento, grazie all'attrazione che il territorio può offrire.

Stiamo lavorando su diversi progetti, tra cui il PDA del Gal e la programmazione territoriale, per creare una vera e propria stratificazione progettuale che possa valorizzare le nostre comunità e promuovere uno sviluppo sostenibile.

 

Come coinvolgere la comunità nella rigenerazione urbana

La sfida di coinvolgere la comunità in un progetto di sviluppo, soprattutto quando ci si riferisce a proprietari di case chiuse, anziani e senza figli, non è semplice. Il primo interrogativo che si pone è: perché dovrebbero aprire le loro case, quando non c'è una domanda concreta? Stiamo parlando di piccoli territori, non di aree in cui l'apertura di nuovi alloggi genera automaticamente nuovi visitatori. Ecco perché la questione fondamentale diventa: cosa nasce prima, il posto letto o l'attrattore? Ecco perché il ruolo dell'amministratore comunale è fondamentale nel disegnare nuovi spazi e nel promuovere la rigenerazione urbana.

La pandemia da Covid-19 ci ha insegnato molto in questo senso. Molti hanno scoperto il piacere di vivere in campagna, di ritornare alla ruralità, di produrre autonomamente. Ma c'è un ma: vorremmo essere connessi, vorremmo avere la stessa velocità di connessione che abbiamo in città. Ed ecco la sfida degli Smart Village, il tentativo di creare comunità rurali connesse e moderne. La domanda che sorge spontanea è: come coinvolgere la comunità in questo progetto?

Questa è una domanda che mi è stata posta recentemente in Umbria, durante un incontro sul tema dello sviluppo territoriale. La verità è che il coinvolgimento della comunità è fondamentale. Non possiamo pensare di risolvere il problema dello spopolamento invitando gli anziani del nord Europa a vivere nelle nostre comunità. Il vero obiettivo è far crescere la comunità stessa, coinvolgendo chi può investire e restare.

Per illustrare meglio il concetto, racconto un aneddoto di qualche anno fa. Un manager inviato dal Qatar per gestire la Costa Smeralda sosteneva che non c'era bisogno di sviluppare strutture turistiche nel centro della Sardegna, perché i turisti sarebbero venuti comunque a passare una giornata da noi. Io gli ho risposto che a noi non servono i turisti di passaggio, ma quelli che vengono appositamente per visitare il nostro territorio. Dobbiamo cercare di attrarre mercati ancora sconosciuti in Sardegna.

Prendiamo ad esempio Mamoiada, un comune che è partito da un museo e che ora vanta vigne visitate anche dai turisti, tre ristoranti, locande e vari b&b. Questo non è successo per caso, ma perché intorno a quel museo si è creata un'idea di destinazione. Lo stesso dobbiamo cercare di fare noi, sfruttando l'attrattore più grande del centro della Sardegna: la montagna.

 

La montagna può dare molto in termini di sviluppo

La montagna, nel nostro territorio, non è solo un luogo da sfruttare una settimana all'anno quando nevica. È un attrattore che può offrire molto di più, tutto l'anno, generando attività collaterali e dando vita a un vero e proprio ecosistema economico. Certo, non basta solo rigenerare urbanisticamente il territorio, ma serve anche rigenerare l'idea di sviluppo che abbiamo. Serve coinvolgere la comunità, facendole capire che vivono in un luogo che può dare molto in termini di sviluppo, non solo con l'apertura di B&B, ma anche attraverso il valore che la montagna può produrre.

In questo senso, è fondamentale l'apporto del privato. Prendiamo ad esempio il caso di Fonni, il nostro comune, che è diventato una destinazione turistica grazie a intuizioni imprenditoriali private. Circa quaranta, cinquanta anni fa, qualcuno ha deciso di aprire un hotel, il Genargentu, dando il via a un percorso di sviluppo che ha portato alla nascita di molte altre strutture ricettive. Il privato, dunque, deve essere sempre coinvolto e tenuto in considerazione in ogni pianificazione pubblica, deve essere protagonista. Allo stesso tempo, l'amministrazione pubblica ha il dovere di creare una rete di servizi e assistenze per la comunità, in modo che le persone possano vivere bene nel territorio, anche al di fuori della stagione turistica.

Quindi, tornando alla domanda iniziale, cosa nasce prima: il prodotto o il motivo per venire? La risposta è che le due cose nascono insieme, in un circolo virtuoso. Non si può pensare di creare le condizioni per stare senza avere un motivo per andare, e viceversa. Questo è ancora più vero quando si parla di territori a domanda scarsa, come il nostro. I margini di crescita sono ampi, ma bisogna conoscere molto bene il target a cui ci si rivolge e convincerlo a investire nel territorio.

 

Un sistema di sviluppo sostenibile

Per costruire un sistema di sviluppo sostenibile come quello che stiamo immaginando, è necessario pensare a delle infrastrutture di supporto, come per esempio la mobilità interna. Potrebbe essere interessante, ad esempio, esplorare l'idea di un Car Sharing sovracomunale, con postazioni sparse nel territorio, che permetta alle persone di spostarsi facilmente e a prezzi accessibili. Naturalmente, per realizzare un progetto del genere servirebbe il supporto dell'amministrazione, almeno in una fase iniziale.

Ma non si tratta solo di risolvere i problemi logistici. Dobbiamo anche pensare a come rendere più attraenti i nostri territori. A volte, basta un'idea semplice e innovativa, come quella di aprire temporaneamente le serrande dei negozi nei centri storici, per mostrare alle persone cosa potrebbe essere vivere in quei luoghi. In questo modo, si potrebbe innescare un processo di rigenerazione urbana, simile a quello che ha portato alla riqualificazione del quartiere della Marina a Cagliari.

Infine, non possiamo dimenticare il tema dei giovani e della natalità. Dobbiamo creare le condizioni perché i giovani non scappino via, ma restino perché vedono delle opportunità. Dobbiamo fare in modo che i giovani non dicano "vado via perché non c'è nulla da fare", ma "resto perché è tutto da fare". E per farlo, dobbiamo lavorare su diversi fronti: migliorare i servizi, creare opportunità di lavoro, incentivare la nascita di nuove imprese. Solo così potremo invertire la tendenza all'emigrazione e garantire un futuro ai nostri territori.

 

La crescita del nostro territorio

Nel percorso di rinnovamento del nostro territorio, un primo passo importante che abbiamo compiuto è stato quello di ampliare l'orario di apertura dell'asilo nido, pezzo fondamentale del nostro tessuto sociale. Questo non era solo un gesto simbolico, ma una risposta concreta alle esigenze delle famiglie che lavorano nel settore turistico, dove le ore di punta sono spesso nel tardo pomeriggio o la sera. Questo piccolo cambiamento, sebbene non apparisca come una grande svolta, rappresenta un importante passo verso un futuro più inclusivo e sostenibile.

Un altro aspetto fondamentale del nostro progetto è l'educazione. Abbiamo instaurato una collaborazione con le scuole locali per inserire nello studio del curriculum lo studio del nostro territorio, con progetti specifici che permettono ai ragazzi di scoprire la storia e le ricchezze del luogo in cui vivono. Questo non solo arricchisce la loro formazione, ma li aiuta anche a sviluppare un senso di appartenenza e un amore per il loro territorio che potrebbe indurli a rimanere qui in futuro.

Infine, abbiamo cercato di valorizzare il nostro territorio anche attraverso lo sport. Abbiamo trasformato una brutta parete di cemento armato in una parete di arrampicata sportiva, non solo per offrire un'ulteriore attività ricreativa ai giovani del luogo, ma anche per attirare gli appassionati di arrampicata verso le nostre montagne. Questi sono processi di lungo termine, che richiedono tempo per maturare, ma che stiamo seminando con l'intenzione che le generazioni future possano raccogliere i frutti di questo lavoro.

Tutti questi sforzi, per quanto possano sembrare marginali, contribuiscono a creare un'esperienza più ricca e completa per coloro che visitano o vivono nel nostro territorio. Se stiamo vedendo un aumento delle associazioni locali e delle iniziative private, è anche perché abbiamo lavorato per creare le condizioni affinché queste iniziative potessero svilupparsi. E continueremo a farlo, perché crediamo nel potenziale del nostro territorio e nella capacità delle nostre comunità di crescere e prosperare.

 

Il turismo è un moltiplicatore di opportunità

La parola turismo, nel suo senso tradizionale, non rende giustizia alla complessità e alla ricchezza di opportunità che questo settore può offrire a una comunità. Quando parliamo di turismo, non facciamo riferimento solo ai turisti, ma all'intero ecosistema di attività e servizi che ruotano attorno a loro. Dal volo che li porta alla loro destinazione, al digital marketing che li attrae, ai ristoranti in cui mangiano, alle maestre d'asilo che si prendono cura dei loro figli - tutto questo fa parte del turismo. E questo ci porta a una comprensione più ampia e completa di cosa significhi fare turismo.

Il turismo, quindi, può essere visto come l'esito di una serie di politiche pubbliche, che vanno dalla viabilità, alla mobilità, all'urbanistica. Il turista non è altro che una persona che cerca di soddisfare un bisogno - e il nostro obiettivo è capire quale sia questo bisogno e trovare il modo di soddisfarlo. Questo è il compito di chi governa la cosa pubblica e gestisce i processi.

Un esempio illuminante è quello del centro storico. Un centro storico senza auto è molto diverso da uno in cui ognuno può parcheggiare la propria macchina davanti a casa. Questo è un processo complesso, che coinvolge diversi interessi, spesso in conflitto tra loro: da un lato i cittadini, dall'altro i turisti. Tuttavia, se riusciamo a far convergere questi interessi, abbiamo vinto.

Un segnale positivo in questa direzione è venuto quest'estate, quando per la prima volta nei bar del mio paese sono apparse delle lavagnette con la scritta "taglieri e vino", per attirare i turisti. Questo potrebbe sembrare un piccolo dettaglio, ma rappresenta un importante passo avanti verso l'innovazione. I bar hanno iniziato a offrire non solo bevande, ma anche cibo, trasformando il modo in cui operano e contribuendo a rendere il nostro paese più attraente per i visitatori.

In conclusione, il turismo è un moltiplicatore di opportunità per l'economia di un territorio. E' un settore che va oltre la semplice accoglienza dei visitatori, e che coinvolge un'ampia gamma di attività e servizi. Il nostro compito, come amministratori e come imprenditori, è capire come sfruttare al meglio queste opportunità, per il bene della nostra comunità.

 

Il turismo come connessione tra piccoli produttori e grandi aziende

Quando un turista assaggia un formaggio o un prosciutto prodotto localmente, si crea un legame tra lui e il luogo in cui ha fatto questa esperienza. Questo legame persiste anche quando ritorna a casa, portando con sé il ricordo del territorio attraverso i prodotti tipici acquistati. Questa connessione si riflette anche nelle vendite: ad esempio, in Sardegna, uno dei periodi in cui vendiamo di più come azienda alimentare è settembre-ottobre, quando i turisti tornano nelle grandi città e comprano i nostri prodotti nei supermercati per rievocare i ricordi delle loro vacanze.

Non esiste una contrapposizione tra il piccolo produttore locale e l'azienda che produce su scala industriale, anzi, c'è una connessione grazie al turismo estremamente importante. I prodotti tipici, infatti, non solo soddisfano il palato del turista, ma gli fanno anche scoprire nuovi luoghi da visitare. Molte aziende hanno capito questo e richiamano il territorio sul proprio prodotto, generando curiosità e interesse verso luoghi che altrimenti potrebbero rimanere sconosciuti.

Un altro aspetto fondamentale del turismo è l'ospitalità, intesa come la responsabilità di essere "ambasciatori territoriali". Chi lavora nel settore dell'ospitalità non è solo un fornitore di servizi, ma un vero e proprio rappresentante del territorio, che deve conoscere e valorizzare. Questo ruolo richiede competenza e passione, e può fare la differenza nel creare un'esperienza memorabile per il turista.

Allo stesso tempo, l'ospitalità può essere un "connettore di filiere", che integra diverse attività e servizi. Non è necessario che ogni produttore agricolo si trasformi in un multifunzionale che fa tutto, dal ristorante all'agriturismo. Basta che faccia bene il suo mestiere, producendo prodotti di qualità. Sarà poi il settore dell'ospitalità a fare da "antenna", promuovendo e valorizzando questi prodotti presso i turisti.

Per concludere, è importante sottolineare che l'ospitalità e l'accoglienza in territori a domanda scarsa richiedono un impegno collettivo. Non basta l'intuizione di un singolo imprenditore, ma è necessaria una comunità che sostenga e partecipi a questo sforzo. Se gli interessi dei diversi attori coinvolti divergono troppo, il territorio rischia di esplodere o implodere. Ecco perché è fondamentale lavorare insieme, per costruire un turismo sostenibile che valorizzi il territorio e le sue risorse.

Conclusione

In conclusione, il turismo nei piccoli comuni può essere una grande opportunità di sviluppo economico e occupazionale, ma richiede la collaborazione tra pubblico e privato. L'amministrazione comunale deve creare le condizioni per attrarre gli investimenti, mentre gli imprenditori devono avere coraggio e lungimiranza. Solo così si può evitare che queste realtà "implodano o esplodano". La domanda è: riusciranno i diversi attori in gioco a trovare un equilibrio virtuoso tra i loro interessi?

 

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